Archivio del Tag ‘’
-
Difendiamoci da quest’Europa che ci dichiara guerra
La Grecia è il nostro domani, anzi: il nostro domani mattina. La Grecia siamo noi. Non so se tutti abbiano chiaro quello che sta accadendo, io lo vedo così: è in corso un grande esperimento, un esperimento cruciale che potrebbe coinvolgere il destino dell’Europa intera; se funziona in Grecia, lo applicheranno dappertutto, compresa l’Italia. Non è una questione di solidarietà col popolo greco: si tratta di noi. La logica di Francoforte, dei grandi centri del potere finanziario mondiale è già entrata in aperta collisione col patto sociale che ha gestito i rapporti europei negli ultimi sessant’anni. Questo patto sociale ha consentito all’Europa di vivere come sappiamo, di diventare quello che è. Oggi non sta più in piedi: perché i popoli sono diventati il problema, per le grandi banche.
-
Beni comuni, il popolo boccia i partiti e ridisegna l’Italia
S’è risvegliato, ha gridato, ha lottato con grande passione e impegno, il popolo dei beni comuni. Ci sono voluti tanti anni, ma ce l’ha fatta. La grande occasione che ha permesso agli italiani di risentirsi cittadini degni di tale titolo è stata data dall’acqua, dalla rivolta contro la sua mercificazione. L’acqua è diventata parte integrante dell’agenda politica italiana da una decina d’anni. In realtà, la sfida per l’acqua sinonimo di vita e non merce, l’acqua come bene comune pubblico su cui fondare la garanzia del diritto umano alla vita per tutti, covava nelle nostre società da una trentina d’anni, da quando è cominciato lo smantellamento dello Stato sociale, del benessere, dei diritti.
-
Monnezza per seppellire De Magistris, temuto da tutti
No, non è una battuta sui sacchetti multicolori. Ma un dubbio amaro che viene guardando le foto della rivolta napoletana di stanotte. De Magistris si è insediato da appena una settimana, e la città è percorsa da una rivolta come mai si era verificato negli anni scorsi. Ma non avevano votato ieri per De Magistris con percentuali bulgare? Ora gli stessi si rivoltano contro di lui, senza neanche dargli il tempo di attaccare il cappotto? Non solo. Nelle foto si vede gente a volto coperto (mascherine anti miasmi, si come no) che sbandiera tutta contenta sopra mucchi di monnezza. Dove sono le forze dell’ordine? Dove sono i soliti manganelli, sempre pronti all’uso in questi casi?
-
Rivoluzione: basta soldi a quest’Europa che ci rapina
Perché i lavoratori, i cittadini, il popolo greco dovrebbero impiccarsi alla corda degli strozzini di tutta Europa? Perché la Grecia dovrebbe rinunciare a stato sociale, diritti, regole, sicurezza; vendere all’incanto i propri beni comuni, a partire proprio dall’acqua, per far quadrare i conti delle grandi banche europee e americane? Questa è la domanda di fondo che si pone oggi in quel paese e, a breve, in tutta Europa. Si dice che i debiti devono essere sempre pagati, e così quello pubblico della Grecia. Tuttavia quando due anni e mezzo fa le principali banche occidentali rischiavano il fallimento, i governi stanziarono da 3.000 a 5.000 miliardi di euro, secondo le diverse stime, per salvare le banche private ed i loro profitti.
-
Milioni in piazza con Assad, la Siria smentisce i nostri media
Milioni di siriani sono scesi in piazza in tutto il paese, martedì 21 Giugno 2011. La folla era un oceano a Damasco, Aleppo, Homs e Tartus. Questo scenario, nei deboli richiami sui siti dei quotidiani nostrani, si riduce a «migliaia di lealisti». La notizia viene nascosta, ma sarà difficile farlo a lungo. Quale notizia? Che esistono basi di consenso reali per le riforme annunciate dal presidente Bashar al-Assad nel suo discorso all’università di Damasco. Nel registrare questo consenso non parliamo di favoriti del regime che difendono privilegi. Non ha senso ridurre un evento simile a una misura così meschina, quando le strade proprio non ce la fanno a contenere la massa umana.
-
Scure europea sull’Italia: saremo più poveri e indifesi
Attenti, l’Italia potrebbe non reggere alla scure dell’Europa: con tagli da 40 miliardi sulla spesa sociale rischiamo di precipitare a livelli da terzo mondo. A lanciare l’allarme sono Marino Badiale e Fabrizio Tringali: se l’Italia – come prevede la Corte dei Conti – non riuscirà a rientrare dal maxi-debito nei tempi previsti da Bruxelles, «una delle conseguenze dell’impoverimento materiale e culturale che ne risulterà, sarà che non saremo più in grado di competere sui segmenti del mercato ad alta specializzazione», avvertono i due analisti. Quale potrà essere il ruolo di un’Italia impoverita e depressa? Forniremo «forza lavoro dequalificata e sottopagata» o, peggio, fungeremo «da discarica per i rifiuti della parte più forte dell’Europa, e da fornitrice di servizi finanziari occulti tramite le nostre mafie».
-
L’Italia dei referendum difenderà la valle di Susa
Dopo la valanga dei referendum, la valle di Susa diventa “capitale del bene comune”: imminente la convocazione, al “presidio” No-Tav di Chiomonte, della prima assemblea nazionale dei comitati referendari che il 12-13 giugno hanno trascinato alle urne 27 milioni di italiani. «Scoprirete presto che non siete affatto isolati», dice Giorgio Cremaschi, dirigente Fiom, salito in valle di Susa a sostenere i presidianti che occupano fisicamente l’area alpina prescelta per il cantiere di apertura della Torino-Lione. Il vento sta cambiando: la maggioranza degli italiani potrebbe «scendere in campo per opporsi a chi promette sviluppo e lavoro ma in realtà, con le grandi opere come questa, è interessato solo al profitto di qualcuno».
-
Istigazione a delinquere: anche la Procura contro i No-Tav
«Resistere, resistere, resistere»: così Alberto Perino, popolare portavoce della protesta No-Tav, ha esortato gli attivisti del movimento radunati al presidio di Chiomonte, il 17 giugno, poche dopo il blitz della Digos che all’alba gli ha recapitato un avviso di garanzia della Procura di Torino. Insieme ad altri 7 militanti, Perino è accusato di resistenza a pubblico ufficiale, lancio di pietre, puntamento laser e taglio di alberi. L’episodio contestato è quello della notte tra il 23 e il 24 maggio, quando il primo convoglio di mezzi per il futuro cantiere della Torino-Lione, scortato dai carabinieri lungo l’autostrada del Fréjus, fu fermato da una sassaiola in prossimità del “presidio” della Maddalena, che i No-Tav occupano per tentare di impedire l’avvio dei lavori. Per Perino anche l’accusa di “istigazione a delinquere”.
-
Caro Fassino, tuo padre partigiano difese la val Susa
Caro Piero Fassino, sono una vedova ottantenne, militante No Tav e fino a poco tempo fa iscritta Ds a Rivoli. Abito a Villarbasse da sola perché mio marito è deceduto meno di due anni fa. Dopo la tua recente comparsa al Tg regionale, in cui ribadivi seccamente la volontà dei Ds e tua personale di forzare assolutamente la resistenza dei No Tav all’inizio dei lavori per il Tav, sia con la forza pubblica sia con l’intervento del pur esecrato governo con l’esercito, ho sentito di doverti dire qualcosa. Già mi aveva amaramente delusa a questo riguardo la posizione in generale del tuo, e prima anche mio, partito per decenni. Da te però non mi aspettavo la durezza che hai dimostrato
-
L’Italia s’è desta: dopo il nucleare, stop alla Torino-Lione
«L’Italia è il primo paese del mondo che dichiara, col voto popolare, che non vuole il nucleare, e nemmeno la privatizzazione dell’acqua». A caldo, dalla piazza romana dei comitati referendari in festa per il trionfo del 13 giugno, Giulietto Chiesa esalta il valore democratico della svolta: «Siate orgogliosi di quello che avete fatto». E intanto avverte: «Sappiate che, oltre a bloccare il nucleare, probabilmente avete ritardato un attacco contro la valle di Susa, che resiste alla Torino-Lione in nome della difesa del bene comune». La battaglia civile dei No-Tav è così stata incorniciata nel giorno della vittoria: la val Susa come prossima frontiera della grande mobilitazione nazionale esplosa coi referendum.
-
Airaudo: e ora giù le mani dalla val Susa, bene comune
Acqua, nucleare, giustizia. E adesso, per favore, “giù le mani” dalla valle di Susa. Insistere per compiere a tutti i costi la maxi-devastazione della Torino-Lione «sarebbe un controsenso: mentre gli italiani difendono il bene comune coi referendum, verrebbe condotto un attacco assurdo e inaccettabile contro la popolazione». I gesti contano, come pure le parole: Giorgio Airaudo, responsabile nazionale Fiom per il settore auto, ha scelto proprio il 13 giugno per salire al “presidio” No-Tav della Maddalena di Chiomonte, simbolo della resistenza civile della valle di Susa contro la grande opera: «La vostra lotta è la nostra», scandisce Airaudo, da sempre al fianco dei valsusini: «Non accetteremo forzature». Se i No-Tav temono un’azione di forza per lo sgombero del “presidio”, la Fiom assicura: «Saremo con voi».
-
Referendum: Sì alla politica, ma non con questi politici
Chi ha perso? Berlusconi, Bossi, l’idea che il Privato sia sempre e comunque meglio del Pubblico, i telegiornali di regime che hanno cercato di abrogare i referendum dalla testa degli spettatori. Chi ha vinto? Una rabbia e una speranza indefinite, il Noi che torna dopo tanto tempo a prevalere sull’Io, migliaia di cittadini riuniti nelle nuove famiglie elettroniche dei social network, dove si va a votare perché ti ha informato l’amico e non il partito. Tra i due elenchi, una differenza salta subito agli occhi. In quello degli sconfitti ci sono dei leader (ancorché anziani), mentre fra i vincitori nemmeno uno. Poteva esserlo Di Pietro, ma è stato abbastanza furbo da fare un passo indietro. Vorrebbe esserlo Bersani, ma appena ha provato a intestarsi il trionfo è stato zittito dal resto della compagnia.