Archivio del Tag ‘astensionismo’
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Fuga dai partiti, milioni di voti in cerca di speranza
No all’euro-dittatura, all’incubo della crescita impossibile, alla stanca democrazia delle élite, ma anche alla guerra che incombe, evocata dagli obblighi Nato. E poi i punti esclamativi sul reddito di base, la solidarietà, la pace, la convivialità, l’onestà, la trasparenza, la competenza, l’ecologia e la compatibilità ambientale, la cultura. In una parola: la speranza. Così legge il successo di Grillo l’analista Pierluigi Fagan, che scruta i flussi elettorali: astensionismo in crescita, crollo del centrodestra truccato da “rimonta”, frana del centrosinistra che non riesce a vincere, estinzione definitiva della sinistra. Nei grandi numeri, osserva Fagan, l’Italia ricalca l’andamento dell’elettorato greco devastato dalla crisi, con una importante differenza: l’inesistenza di un’opposizione di estrema destra: CasaPound, Fiamma Tricolore e Forza Nuova raddoppiano i voti ma si fermano a quota 183.000, meno di quelli che ottenne nel 2008 il Partito Comunista dei Lavoratori.
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Depotenziare Grillo: ce l’hanno fatta, in meno di due mesi
Se si prova a guardare l’incredibile evoluzione politica del nostro paese nell’ultimo mese e mezzo, come se si stesse affacciati ad una finestra a grande distanza, si coglie un andamento che lascia presumere un disegno. Troppo complottista? Semplicemente, è implausibile che una simile rapidissima concatenazione di eventi possa essere casuale vista la posta in gioco. Vediamo. A metà novembre, il panorama politico che si andava delineando era il seguente: presenti sulla scena due sole forze, il Pd e il “Movimento 5 Stelle”. Il Pdl era infatti crollato a percentuali ad una cifra con l’annuncio del ritiro di Berlusconi (24 ottobre) e le liti interne, l’Idv dissolta in pochi giorni dopo la puntata di “Report” (28 ottobre), la Lega travolta dagli scandali. Il “M5S” invece, sull’onda dell’inaspettato successo in Sicilia, a metà novembre superava il 20% dei consensi diventando il secondo partito della nazione e l’unica opposizione a Pd-Monti nel paese.
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Crisi, nessuna soluzione? Elezioni inutili, vince il non-voto
«Distruggere l’Italia e assistere inerti alla sua rovina? Prego, fate pure. Ma, almeno, non contate su di me: il mio voto ve lo potete scordare». Sembra essere questa l’intenzione di almeno 20 milioni di italiani, alla vigilia delle elezioni di febbraio. Secondo i sondaggi, il primo partito sarà quello dell’astensionismo. Disertare le urne: è l’opzione che tenta soprattutto i più giovani, come rivela una recente rilevazione di “Mtv” tra i ragazzi. Quasi la metà di loro è decisa a non dare il voto a nessuno. Politici e candidati? «Corrotti, incapaci e incompetenti: una vera delusione». Ammesso che – come pare scontato – la campagna elettorale finisca col polarizzare il voto e motivare almeno in parte gli indecisi, arginando la valanga dei “renitenti”, proprio l’astensione sembra destinata a restare protagonista. Disaffezione: convinzione che il voto sia ormai assolutamente inutile, nonostante Grillo e Ingroia.
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Caccia al voto No-Tav, ma con candidati in ordine sparso
Laboratorio sociale, battistrada, modello, cantiere politico. E’ l’intransigente movimento No-Tav, da anni “bestia nera” di qualsiasi premier, ministro dell’interno o delle infrastrutture, non importa se di centrodestra o centrosinistra. Possibile “votare No-Tav” alle elezioni di febbraio? Soltanto scegliendo candidati No-Tav in ordine sparso. Si va dai grillini a Sel fino a “Rivoluzione civile”, il cartello elettorale di Ingroia. Dispersione assoluta, sotto la dura legge del “Porcellum”, con anche l’incognita della soglia di sbarramento. L’offerta elettorale propone due validissimi amministratori, Nilo Durbiano di Venaus e Carla Mattioli di Avigliana, il primo capolista al Senato con Ingroia e la seconda candidata alla Camera con Vendola, e in più l’attivista Marco Scibona, di Bussoleno, in pole position come capolista del “Movimento 5 Stelle” al Senato.
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Giannuli: dire no-Monti non basta, l’alternativa dov’è?
«Fra un delinquente capace e un onestissimo imbecille è sempre da preferire il primo, non fosse altro perché il delinquente, debitamente sorvegliato, può anche comportarsi correttamente, mentre l’imbecille non può fare altro che comportarsi da imbecille». Parola di Aldo Giannuli, che fotografa il desolante panorama elettorale italiano: gli unici gruppi estranei al disastro politico degli ultimi anni sono quelli di Grillo e Ingroia, e nessuno dei due ha finora detto una sola parola su come uscire dalla crisi che strangola gli italiani. Non guasterebbe «qualche contenuto che non sia proprio aria fritta», scrive Giannuli nel suo blog: «Non basta dirsi “contro Monti”, vorremmo anche sapere qualcosa di più su cosa significa questa proclamazione». Ovvero: cosa si pensa «sulla permanenza nell’euro, su come gestire il debito pubblico, sulla patrimoniale, sul fisco, sulle politiche occupazionali».
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Più a destra di Monti: così Bersani ci ha venduto a Berlino
Bersani più a destra di Monti, di fronte alla platea europea, per rassicurare chi vuole distruggere l’Italia: «La vera campagna elettorale, quella per accreditarsi dove si prendono decisioni, la si fa sul “Financial Times”, che ha dedicato molto spazio alle elezioni italiane». Il blog “Senza Soste” riporta integralmente l’intervista che il segretario del Pd ha rilasciato al grande quotidiano, «in versione maresciallo Pétain», ovvero «quello dei giorni che precedettero la formazione della repubblica collaborazionista di Vichy». Cosa dice di così grave, Bersani? Primo: è favorevole ad un irrigidimento del Fiscal Compact, il patto sul bilancio che impegna a tagli di spesa pubblica di decine di miliardi l’anno per un ventennio. Secondo: impegna l’Italia ad ulteriori politiche di austerità. Poi Bersani tenta addirittura di superare Monti, approvando la figura del “commissario unico europeo”, che avrebbe potere di veto sulla stesura dei singoli bilanci nazionali: se un paese decidesse di finanziare scuola, sanità e servizi sociali, il super-commissario avrebbe il potere di bloccare una decisione sovrana.
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Avviso alle vedove dei tecnocrati: Berlusconi non è morto
«Insensato» il fiume d’indignazione che inonda i giornali per le dimissioni di Mario Monti propiziate dal Pdl. La legislatura ormai era conclusa: settimana più, settimana meno, non cambia nulla. Vorrà dire che le elezioni, anziché il 10 marzo 2013, si svolgeranno in febbraio. Non è una tragedia, tanto più che le leggi di stabilità e di bilancio passeranno regolarmente. Quindi, si domanda Vittorio Feltri, dov’è il problema? «Se i mercati faranno le bizze, sarà solo perché è venuto meno il loro garante, l’uomo del quale si fidano, colui che ha salvato il sistema (che ha nelle banche il proprio braccio armato) a scapito del Paese, dei ceti medi e di quelli bassi, impoveriti dalle tasse più salate del mondo e dalla disoccupazione crescente.
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Grillo scelga i migliori, se vuol salvare la Terza Repubblica
Machiavelli scrisse il “Principe” per trovare soluzioni politiche pratiche e per immaginare un soggetto forte che le mettesse in atto. Pensava che nella crisi di allora ci fosse comunque un’opportunità. Anche nella crisi di oggi sorgono opportunità, cambieranno gli interpreti, muteranno i partiti politici. E in molti già ora vogliono dire la loro, esserci, sfiorare i panni che il “Principe” potrà vestire. Che “Principe” avremo nel 2013? Monti? Berlusconi? Bersani? O magari proprio Grillo, come si augura Pino Cabras? Stretto collaboratore di Giulietto Chiesa nel laboratorio politico “Alternativa”, Cabras lancia una proposta precisa: allargare la rappresentanza dei “5 Stelle”, aprire agli indipendenti, irrobustire le candidature e puntare su un programma forte, in grado di ribaltare per davvero il futuro della Terza Repubblica che si va preparando.
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Giulietto Chiesa: una tempesta li spazzerà via tutti
Isabella Viola, una giovane madre di quattro figli, è morta stroncata dalla fatica su una panchina della metropolitana di Roma. Volevo ricordarla, perché credo che questa morte sia un segnale, un grande segnale molto forte. Un campanello d’allarme, che ci dice che sta arrivando la tempesta. Comincio a pensare che sia necessaria, una tempesta, per scrollarci di dosso l’apatia che troppi di noi continuano ad avere. Guardavo, nei giorni scorsi, le facce – un po’ ebeti, per la verità – di quelli che sono andati a votare per le primarie del Partito democratico. Erano contenti, probabilmente, tutti presi dall’idea di partecipare a una specie di rito democratico. E invece, era soltanto un rito: niente di più e niente di meno. Non è colpa loro, sono abitanti di Matrix. Loro non sanno. Erano tre milioni, pare, gli abitanti di Matrix che sono andati a votare per le primarie, ma in realtà sappiamo che sono molti di più, purtroppo per noi.
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Veltroni e D’Alema: sono stati loro a rottamare Renzi
Veltroni e D’Alema, ancora loro. Alle primarie hanno “fatto vincere” Bersani nell’unico modo possibile: ritirandosi. E togliendo così a Renzi l’unica arma – la rottamazione – impugnata contro il segretario del Pd. Lo sostiene, in punta di fioretto, una delle migliori penne del mainstream, Curzio Maltese, secondo cui a spuntarla è stata il meno televisivo dei candidati, «sempre a disagio nei dibattiti, tanto da apparire quasi arcigno», e totalmente alieno al mondo dei social network, da Facebook a Twitter. E il sindaco di Firenze? Fuorviato disastrosamente dal suo celebratissimo staff di super-esperti, dal guru di Mediaset Giorgio Gori allo scrittore Alessandro Baricco: «L’averlo costretto a non dire mai nulla di sinistra, a non pronunciare neppure la parola “destra” e a concentrare tutto sull’unico tema impolitico della rottamazione è stata una scelta catastrofica», tenendo conto che i tre milioni di votanti anti-berlusconiani delle primarie «costituiscono una comunità con valori forti condivisi, di sinistra assai più che di centrosinistra».
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Il silenzio della sinistra sullo squadrismo della polizia
Con sfrontata arroganza, il ministro Cancellieri ha parlato di atteggiamento “squadrista”, riferendosi agli studenti che la hanno contestata a Rimini. Del resto, già in occasione delle sentenze, tardive e insoddisfacenti, che hanno condannato alcuni esponenti delle forze dell’ordine (risparmiandone accuratamente i vertici) per la ignobile macelleria di Genova 2001, lo stesso ministro non aveva lesinato gli attestati di stima nei confronti dei macellai. Ma i cittadini non sono stupidi: chiunque abbia guardato i video che documentano le selvagge aggressioni di alcuni poliziotti ai danni di studenti inermi (“giustificate” da altre documentazioni che mostravano azioni di resistenza attiva da parte di qualche manifestante, come se questo legittimasse la vendetta nei confronti di ragazzini ridotti in condizioni di impotenza) si è potuto fare autonomamente un’idea di quanto è veramente successo.
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Torino-Lione e trivelle: blitz nella notte, come in guerra
Di sorpresa e col favore delle tenebre: come per un’operazione di guerra. Dopo la mezzanotte, al termine di una giornata i cui i No-Tav sono rimasti inutilmente autoconvocati (e depistati) per ore, a Chiomonte, in attesa dell’annunciata visita del ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri – confermata, poi smentita e quindi annullata, nonostante lo straordinario presidio di polizia – all’1,30 di notte un corteo composto da quattro colonne di blindati, non meno di mille uomini secondo “La Stampa”, ha scortato 12 Tir da Orbassano nell’hinterland torinese fino all’autoporto di Susa, dove un’ottantina di operai e tecnici procederanno alle nuove prospezioni geologiche in vista dell’apertura del cantiere per la Torino-Lione nella primavera 2013. Tutto questo, alla vigilia del summit del 3 dicembre a Lione tra Hollande e Monti, dopo il verdetto negativo della Corte dei Conti francese: la maxi-opera, come sostengono i No-Tav, sarebbe inutile e troppo costosa.