Archivio del Tag ‘media’
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Freccero: anche il web è schiavo del pensiero unico
Sì, mi sono pentito. Anche se tutto era già scritto, era nelle cose. E sarebbe avvenuto anche a prescindere da Berlusconi. Noi non abbiamo fatto altro che accompagnare il processo di americanizzazione della società italiana. Quella sì che è stata come un’esplosione. La globalizzazione ha trasformato il produttore in consumatore, ha demolito le classi sociali, le ha trasformate. E alla classe ha sostituito l’individuo. Tutto questo è avvenuto prima della caduta del Muro. La politica è crollata dopo che il capitale finanziario ha soggiogato il capitale industriale. E quando le lotte operaie sono state sconfitte, con esse è sparito il contraltare critico a quanto stava avvenendo.
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Chomsky: 10 mosse per manipolare ogni giorno la verità
Distrarre, rinviare, emozionare, dire e non dire. In una parola: disinformare, dando al pubblico l’illusione di essere perfettamente informato su tutto. E’ la “strategia della manipolazione” che il grande linguista americano Noam Chomsky, teorico della comunicazione impegnato da anni a smascherare la “fabbrica del consenso” a colpi di bestseller, condensa addirittura in un decalogo: dieci mosse, puntualmente ripetute dai mass media, per rassicurare l’opinione pubblica diffondendo false certezze e depistando la ricerca della verità. Una prassi, accusa Chomsky, che è ormai radicata nel dna dei media, ridotti a strumento planetario di controllo sociale.
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Fuga dal Tg1, Minzolini fa crollare l’ammiraglia Rai
Martedì sera, 7 settembre, ore 20.06, Tg1: Augusto Minzolini compare sullo schermo per l’ennesimo editoriale (tema: no al ribaltone, sì al voto anticipato) e circa 150.000 spettatori afferrano il telecomando e spengono la televisione. Sul finire del monologo, altri 244.000 lasciano RaiUno e scappano verso il telegiornale di Enrico Mentana, sostituti da un gruppetto stanco di “Tempesta d’Amore” su Rete 4 e da 192.000 spettatori che accendono in quel momento la tv e beccano il fotogramma di Susanna Petruni che riprende la linea in studio. Morale dell’aritmetica: Minzolini ha perso 400.000 persone in centoventi secondi.
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L’eterno bavaglio italiano, dalla Notte della Repubblica
L’esordio della manifestazione contro la legge-bavaglio svoltasi a Roma il 1° luglio non è propriamente stato dei più felici, al suono dell’inno nazionale, invece che con “Bella ciao” come, sommessamente, aveva proposto l’Anpi. Così è iniziata quella che è stata, ambiziosamente, la “giornata di resistenza civile del ventunesimo secolo”, ma che in realtà si è ridotta ad una passerella di politici, giornalisti di professione e personaggi dello spettacolo ad uso e consumo di un’improbabile società civile in difesa di una libertà di informazione morta e sepolta ben prima che si parlasse del disegno di legge sulle intercettazioni. Gli unici frammenti di tragica autenticità l’hanno offerti i familiari di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi a nome dei tanti condannati a morte dallo stato italiano.
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Feltri, la Scavolini di Fini e la banca di Verdini
Secondo me viene da ridere anche a Vittorio Feltri quando pubblica sulla prima pagina del suo “Giornale” le fatture da 4200 euro intestate Tulliani per l’acquisto di una cucina, conoscendo benissimo lui le cifre che ballano nel potere corrotto di cui si è assunto la difesa. Ieri al Tg di “La7”, davvero l’unico che si possa guardare nella televisione generalista, faceva impressione il contrasto fra i 60,5 milioni gestiti in conflitto d’interessi dalla banca di Verdini (un gerarca, neppure un luogotenente al cospetto patrimoniale del capobanda) e l’entità di quella fattura sbandierata come uno scoop giornalistico.
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Bocca: in Italia la mafia ha più fortuna della democrazia
Che cosa vuol dire super partes? Peraltro, è giustificato rimanersene super partes quando tutto ti rotola attorno? Se ho una critica per Napolitano, è proprio per la sua freddezza, per la sua distanza. Francamente, certe volte, non capisco il suo silenzio. Di fronte a un’emergenza come quella che stiamo vivendo, popolata di ladri e truffatori, credo che dovrebbe sentire il bisogno di intervenire più spesso. Nella crisi devastante del paese, ci sta anche la crisi dell’informazione. Informazione di regime: televisioni, giornali… asserviti, con rare eccezioni. Berlusconi riesce a imporre ovunque la sua visione propagandistica delle cose. Gli basta mezzo punto in percentuale in più di qualcosa per gridare al miracolo
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Mentre l’Italia affonda, la Casta pensa al Palazzo
Dopo tre rubriche abbastanza repellenti dedicate al Gran Buffet della politica balneare, avevo intenzione di parlar d’altro. Ma la situazione schizoide e truffaldina, da piccoli Borgia che anche a Ferragosto dall’alto (?) dei loro privilegi tramano all’interno della “casta” come se il Paese non esistesse, mi induce a riparlarne. Anche perché la caterva di commenti che leggo qui, nell’ovvia legittimità del dissenso, mi convince che quasi nessuno legge quasi niente, forse il titolo o le prime righe o comunque senza alcuna attenzione a quello che si scrive, fermi nei pregiudizi o negli orinatoi di pensiero, remoti da quello che un articolo realmente contiene.
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Bavaglio alla Rete, fine della libertà per le web-tv
Imbavagliare anche l’informazione online e consegnare la Rete nelle mani dei Signori dell’informazione di un tempo perché la utilizzino come una grande Tv? L’ormai celebre Ddl intercettazioni, tra le tante disposizioni liberticide, contiene un art. 29 che estende a tutti i gestori di siti informatici – e dunque all’intera blogosfera italiana – l’obbligo di rettifica previsto dalla vecchia legge sulla Stampa, datata 1948 e scritta dai padri costituenti quando Internet non esisteva neppure nell’immaginario degli scrittori di fantascienza. Grazie all’articolo 29, se un blogger – ricevuta una richiesta di rettifica – non provvederà entro 48 ore, sarà passibile di una sanzione pecuniaria fino a 12.500 euro.
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Articolo 21: vogliono cacciare Mineo da RaiNews
Via il direttore di Rainews Corradino Mineo, al suo posto un esterno alla Rai con il pregio di piacere alla Lega Nord. Lo fanno sapere il portavoce di “Articolo 21″ Giuseppe Giulietti e il senatore Pd Vincenzo Vita, due conoscitori delle faccende Rai: «Altro che ricerca del dialogo. Nelle prossime ore gli imbavagliatori, e i loro delegati alla Rai cercheranno di mettere le mani anche su Rainews allontanando il direttore Corradino Mineo, mortificando le richieste della redazione e addirittura mettendo al suo posto un esterno gradito alla Lega».
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Stampa italiana, la casta ipocrita dell’informazione
Approfittiamo dell’occasione. Per una volta non facciamo solo una dignitosissima protesta resistenziale. Per una volta tanto parliamo di noi, operatori dell’informazione, e cerchiamo di capire quali siano i nostri limiti, le nostre pecche, le nostre tante zone grigie. Partendo da un dato assolutamente incontestabile: il sistema informativo italiano è in crisi e non si tratta solo di una crisi economica. Siamo con il fiato corto, schiacciati da noi stessi, dal nostro bisogno di sopravvivere come categoria privilegiata. Una categoria chiusa, garantita nella sua continuità da un Ordine residuo di un concetto restrittivo della libertà di espressione e di accesso alla professione. Caso unico nelle cosiddette democrazie occidentali.
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I giornali non informano, lettori in sciopero da sempre
Il presidente del Consiglio è un inguaribile ottimista se ritiene di invitare i lettori a scioperare contro i giornali che disinformano. In Italia, per la verità, crisi o no, i lettori sono in sciopero contro i giornali dall’immediato dopoguerra. Le percentuali di acquirenti dei giornali vedono l’Italia dietro l’India, paese civilissimo quant’altri mai. Indagare sulle cause di questo è difficile, ma anche semplice. In Italia non si scrivono giornali per informare i lettori. Si scrivono soltanto perché il potere politico o economico possano scambiarsi dei messaggi, di pace o di guerra o di tregua, e concludere qualche affare all’ombra di un bell’editoriale o di un’inchiesta.
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Santoro, sei pronto per la nuova Tv dei cittadini?
Tra le molte cose giuste e vere che Santoro ha detto nella sua autodifesa di fronte al pubblico di “Annozero” e ai lettori del “Fatto” del 22 maggio, c’è qualche importante “interstizio” su cui riflettere. Interstizi, tuttavia, rivelatori. Credo inoltre di avere titolo per replicare anch’io alle sue parole, nella mia qualità di autore di una lettera (inviata al “Manifesto” e al “Fatto”, ma che solo il “Fatto” ha pubblicato) in cui, in sostanza, invitavo Santoro, e tutti coloro che lo hanno sostenuto nella sua battaglia per una televisione migliore, a prendere atto che la battaglia interna alla televisione berlusconiana non era più praticabile